Rieti ed i suoi dintorni

Lo zuccherificio di Rieti

simbolo dell'industrializzazione reatina di fine ottocento, lo zuccherificio arrivò ad essere il terzo in italia per produzione giornaliera. Dopo decenni di sviluppo, a partire dagli anni cinquanta entrò in crisi e nel 1973 chiuse. Oggi attende un degno restauro

Nella seconda metà dell’Ottocento Rieti conobbe un importante sviluppo delle manifatture e vennero costruiti nuovi stabilimenti. Tra questi va annoverato lo zuccherificio, uno dei più notevoli esempi di archeologia industriale della Sabina. Fondato nel 1873 da una cordata di imprenditori con il sostegno della Banca Agricola Romana nei pressi della chiesa di Madonna del cuore, nei primi anni produceva zucchero da barbabietole. Nel 1880 venne comprato dalla Banca provinciale di Genova che lo concesse in affitto ai fratelli Lazzari e a Fortunato Pifferi.

La svolta arrivò nel 1887 con l’acquisto dello Zuccherificio da parte di Emilio Maraini, il quale seppe sviluppare e ampliare la fabbrica grazie a nuovi macchinari e al collegamento con la linea ferroviaria Terni-Rieti-L’Aquila. I risultati furono straordinari e all’alba del nuovo secolo lo zuccherificio era la terza fabbrica d’Italia per produzione con 650 tonnellate di barbabietole al giorno. Nel 1907 la fabbrica fu la prima a dotarsi di un apparecchio per il recupero dell'idrossido di bario, necessario per estrarre lo zucchero dalla melassa.

Alla vigilia del secondo conflitto mondiale lo zuccherificio impiegava quattrocento persone, ma a partire dagli anni Cinquanta iniziò un declino irreversibile. Le serrande vennero abbassate nel 1973 quando gli ultimi padroni, la famiglia Montesi, decise di chiudere per mancanza di ricavi. Attualmente lo stabile è ancora abbandonato ma si sta pensando ad interventi di restauro conservativo che possano valorizzare questo manufatto di archeologia industriale.

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