Sant'Antonio e Rieti, una devozione eterna
Un forte legame da sempre unisce Sant'Antonio a Rieti, sebbene il suo passaggio in città non sia mai avvento
Sono in tanti a chiedersi della grande fede verso sant’Antonio da Padova a Rieti. Eppure non v’è mai stato in Sabina, almeno in maniera corporea. Illegame col Santo c’è stato da sempre, da quando era in vita e pure nel momento della sua elevazione agli altari da parte di Gregorio IX. Quando si dice "santo subito”, formula che viene spesso associata a grandi attuali della chiesa. Per sant’Antonio fu lo stesso: la grande mole di miracoli consigliò il Papa di operare immediatamente l’azione di santificazione. Ed un anno dopo la sua morte era cosa fatta.
A Rieti pensarono a lungo che nella cattedrale sabina a lui
dedicata sarebbe avvenuta l’innalzamento agli altari. Così non fu in quanto la
grande festa venne celebrata a Spoleto. I reatini, delusi dal comportamento
ecclesiale non abbandonarono la fede nel Santo che rimase nel loro cuore e
nelle loro preghiere. Già da allora, osservando le regole previste dalla Chiesa
si potevano ottenere delle colossali indulgenze che mantenevano la fede per il
santo di Lisbona. "La caratteristica processione apparve solo nella seconda
metà del ‘400, epoca in cui comparve anche l’attuale immagine del Santo: volto,
mani e piedi sono ancora oggi quelli di allora, solo il busto anticamente
realizzato con un’armatura di legno e paglia, è stato sostituito da uno in
terracotta. Da allora, la famosa Processione, conserva i connotati che ha oggi,
sebbene fosse soprattutto notturna. Lumi a petrolio illuminavano in maniera
suggestiva l’intera facciata della Chiesa”. La processione che è poi quella dei
ceri, che si svolge ancora oggi.