L'età moderna: la bonifica della Piana Reatina e il Risorgimento
durante il Cinquecento, Rieti vide l'ascesa di alcune famiglie abili nello sfruttare la bonifica della Piana Reatina. Dopo alterne vicende, la città si trovò immersa nel Risorgimento con la battaglia del 1821 e il soggiorno di Giuseppe Garibaldi nel 1849
La storia di Rieti durante il Cinquecento fu caratterizzata dall’ascesa di famiglie locali come i
Vincentini, i Vecchiarelli e i Potenziani, i quali ebbero buon gioco nello
sfruttare la bonifica della Piana
Reatina ad opera di Sangallo e Fontana, fondando fiorenti aziende agricole.
Durante il Settecento, la fertilità delle terre lungo il Velino divenne
proverbiale al punto che il guado delle aree bonificate fu usato per dipingere
di blu le uniformi dei soldati di Napoleone.
Durante la Repubblica
Romana, nel biennio 1798-1799, Rieti fu capoluogo di distretto e dopo la
Restaurazione, nel 1816, papa Pio VIIla designò capoluogo dell’omonima Delegazione di terza classe, la meno
importante, con la sede distrettuale condivisa con Poggio Mirteto. Nel 1850 Pio
IX divise lo Stato della Chiesa in cinque grandi legazioni, inserendo Rieti in
quella dell'Umbria con capoluogo Perugia.
Situata in posizione strategica al confine tra Stato Pontificio e Regno delle Due Sicilie, Rieti si trovò al centro degli eventi del Risorgimento: il 7 marzo 1821 la città fu teatro dell’omonima battaglia che vide la sconfitta dei carbonari di Guglielmo Pepe ad opera degli austriaci del generale Johann M. Von Frimont. Dal gennaio all’aprile del 1849, Giuseppe Garibaldi e sua moglie Anita vissero in città nel palazzo dei Marchesi Colelli per controllare i confini con il Regno delle Due Sicilie, venendo poi seguiti alla ripartenza da numerosi volontari tra cui i reatini Michele Paolessi e Carlo Tosi.